«Oggi diremmo che Ed Gein era un incel. Non se ne parla, ma è un aspetto interessante. Era isolato. Aveva problemi con le donne. Era molto frustrato. Aveva disturbi psichici. Per capire bisogna analizzare il contesto sociale da cui veniva. La domanda è: perché l’ha fatto. Non volevamo focalizzarci necessariamente sul cosa, ma cercare di comprendere l’uomo dietro al mostro».
Ryan Murphy l’ha fatto ancora. Dopo aver raccontato la storia di Jeffrey Dahmer e dei fratelli Menéndez, la terza stagione di Monster, la sua saga dedicata ai serial killer, questa volta si concentra sulla figura che, in un certo senso, ha ispirato l’intera categoria, tanto da influenzare il cinema e l’immaginario collettivo.
Su Netflix, il protagonista di Monster – La storia di Ed Gein è Charlie Hunnam. La serie è ai primi posti tra le più viste nel mondo e anche in Italia. Negli Usa si è scatenata la polemica: Oz Perkins, figlio di Anthony Perkins, Norman Bates in Psycho, primo personaggio dichiaratamente ispirato a Gein, non ha per niente apprezzato la rappresentazione di suo padre, parlando di «netflixizzazione del dolore». Ma Murphy non ci sta.
Perché Ed Gein?
«Ho conosciuto la sua storia a 8 anni. I miei genitori erano molto giovani: sono usciti, lasciandomi a casa a badare a mio fratello di 3 anni. E ho deciso di guardare Psycho. Dopo 20 minuti, alla scena della doccia in cui Janet Leigh viene uccisa, ho perso la testa. Ho chiamato mia nonna, che è dovuta venire a tranquillizzarmi. I miei erano sconvolti. Ma il giorno dopo sono andato alla biblioteca pubblica per cercare notizie. E ho scoperto che il film è basato su Gein. Da allora la sua storia è rimasta con me».
Suzanna Son nel ruolo di Adelina e Charlie Hunnam in quello di Ed Gein in “Monster: la storia di Ed Gein” (Netflix) 

monster
Ed Gein, la vera storia dietro la serie Netflix: chi è l’assassino più inquietante di sempre
14 Ottobre 2025

In effetti ha ispirato tanti film, come raccontate anche nella serie.
«Non aprite quella porta, Il silenzio degli innocenti, American Psycho. Mi ha sempre affascinato il fatto che ogni generazione realizza una versione sempre più violenta di questa storia. Perché non riusciamo liberarcene? Perché dobbiamo renderla sempre più estrema?».
E che risposta si è dato?
«Che queste persone sono il frutto della società. Rappresentano qualcosa a cui non vogliamo nemmeno pensare. Gein ha fatto cose terribili, ma aveva dei disturbi mentali, era schizofrenico. Lo ha scoperto molto tardi. La società dovrebbe prendersi cura e aiutare chi ha queste patologie, non gettarle via. L’idea dell’isolamento, soprattutto maschile, è qualcosa di cui oggi dovremmo parlare».
Charlie Hunnam nel ruolo di Ed Gein nella serie “Monster: La storia di Ed gein” (Netflix) 

Dahmer, tra polemiche e critiche: la serie sul serial killer è un successo per Netflix
GIOVANNI BERRUTI
28 Settembre 2022

La serie sta facendo molto discutere. Come risponde a chi dice che è troppo dalla parte degli assassini?
«Succede sempre così con Monster. Ci accusano di glorificare i serial killer, di dar loro un palco. Non penso sia vero. Cerchiamo semplicemente di capirli. Di spiegare. È importante comprendere: penso che la storia si ripeta in continuazione proprio perché nessuno studia il passato. Nessuno prima d’ora ha inserito Gein nel suo contesto culturale».
E qual è il passato di Gein?
«A scuola gli hanno insegnato il genocidio dei Nativi Americani. Gli hanno parlato di come prendevano lo scalpo. Anche la Seconda Guerra Mondiale ha avuto un effetto su di lui. Le immagini dell’Olocausto hanno scatenato qualcosa. Le foto dei corpi nei campi non erano fantasia, qualcosa immaginato per un fumetto. In quel momento i mostri siamo diventati noi. E penso sia importante parlare di questo, proprio oggi che siamo circondati da guerre. Vediamo ogni giorno immagini terrificanti, ma ormai è quasi come se ne fossimo assuefatti».
Tom Hollander nei panni di Alfred Hitchcock nella serie “Monster: la storia di Ed Gein” (Netflix) 

Dahmer, tra polemiche e critiche: la serie sul serial killer è un successo per Netflix
GIOVANNI BERRUTI
28 Settembre 2022

Charlie Hunnam non somiglia a Gein, ma è impressionante.
«È molto umile, quindi non lo dice, ma per la parte ha perso 13 chili. Ha fatto cardio tre volte al giorno. Una trasformazione alla Toro Scatenato. Ha anche insistito per farsi mettere il trucco prostetico sul viso. All’inizio io non volevo, ma aveva ragione. La sua è una delle migliori interpretazioni che abbia mai visto».
Vi siete trovati così bene che state già girando la quarta stagione su Lizzie Borden.
«Sì, abbiamo appena cominciato le riprese. Inizialmente avevo pensato di raccontare la storia di Luigi Mangione. Ho scritto i primi episodi, poi mi sono reso conto che non c’è ancora abbastanza materiale. È tutto ancora in corso, i genitori non parlano. Quindi ho deciso di passare a Borden. Un personaggio davvero interessante, perché è una delle poche killer ad averla fatta franca».
Su cosa si è concentrato stavolta?
«La cosa curiosa è che fu proclamata innocente in un’ora, perché la giuria, composta da uomini, disse che una donna non poteva aver agito in preda a quella rabbia. All’epoca si pensò che nessuna donna avrebbe potuto fare una cosa del genere. E questo è molto interessante. Borden poi, dopo il processo, ha aiutato moltissimo le donne. Ha fatto parte delle suffragette».
Disclaimer : This story is auto aggregated by a computer programme and has not been created or edited by DOWNTHENEWS. Publisher: lastampa.it






