Che cosa ci fa Andy Wharhol a Cherasco? Una mostra sui percorsi della Pop Art insieme a protagonisti americani e italiani del movimento che mescolò la pubblicità con l’arte, che sfregiò l’unicità dell’opera con la sua riproduzione seriale, che sostituì l’atelier con la fabbrica (Wharhol battezzò The Factory il suo spazio creativo a New York), che moltiplicò in infiniti colori le immagini di star e politici (da Marylin Monroe a Mao), ma anche di prodotti di consumo, e li trasformò in icone pop. Colori e provocazioni della Pop Art in una cittadina del XIII secolo, arroccata su un colle dove la vista spazia sulle Alpi e sulla piana alla confluenza delle Langhe con il Roero, dei fiumi Tanaro e Stura. Città ricca di edifici medievali e barocchi, di chiese, torri e palazzi. Castrum romanum fortificato nel Cinquecento dall’architetto militare dei Savoia Ascanio Vitozzi e decorato nella stagione barocca dall’architetto e pittore cheraschese Sebastiano Taricco.

Cherasco, Arco del Belvedere (foto Marco Moretti)
Contrasti continui tra l’armonico centro storico di una cittadina di seimila abitanti – con un crocicchio di portici a volta gotica creati nel Medioevo per ospitare le botteghe di artigiani e commercianti in un Piemonte dagli inverni severi – e una piana industriale dove l’elicicoltura (allevamento di lumache) di cui Cherasco è leader sulla scena italiana si mescola con diverse attività imprenditoriali. Dove l’acciottolato, le pareti a mattone di edifici gotici, le decorazioni al limite del rococò delle chiese e il silenzio delle strade cedono a un mare di capannoni, a un incessante traffico di camion che trasportano merci: grigiore spezzato da una macchia di colore, un caleidoscopio di rosso, giallo, viola, arancio, verde e blu capace di rompere persino la nebbia che d’inverno assedia il fondovalle, è la bianca sede della Banca di Cherasco, fulcro della locale attività industriale, dipinta dall’artista uruguaiano Coco Cano, un’opera di Land Art che scuote il paesaggio, porta armonia dove tra la frenesia del fare, invita a riflettere. Perché è da Cherasco che inizia il percorso di Alba Capitale Italiana dell’Arte Contemporanea 2027, progetto che coinvolge Langhe, Roero e Monferrato in unico disegno creativo.


Cherasco, Sbam! Pop Art, Marylin Monroe di Andy Wharhol (foto Marco Moretti)
PRIMO GIORNO
La mostra Sbam! Pop Art è ospitata nel seicentesco Palazzo Salmatoris, l’edificio di maggiore pregio di Cherasco, da decenni teatro di esposizioni di arte moderna e contemporanea. Comprende 150 opere di una sessantina di artisti, da collezioni private italiane. Molti multipli di Andy Wharhol (Marylin Monroe, Mao, il barattolo di zuppa Cambell’s, la mucca): tre foto giganti dell’artista giovane dominano lo scalone del palazzo attraverso cui si accede alla mostra. Ma sono esposti anche lavori di Roy Lichtenstein e un LOVE di Robert Indiana. Seguiti da un’ampia rassegna della Pop Art italiana, soprattutto romana: Mario Schifano (sei opere), Tano Festa, Franco Angeli, Valerio Adami, Emilio Tadini, Enrico Bay, Aldo Mondino, Concetto Pozzati, Mario Ceroli. Di grande effetto l’accostamento di opere provocatorie nella cornice barocca, come la ‘Poubelle’ di Andy Wharhol, groviglio di immondizia nella sala a forma di cappella affrescata da Sebastiano Taricco, o lo squadrato multiplo di JF Kennedy sotto il medaglione di un vescovo del seicentesco. Aperta fino al 22 febbraio 2026.
La visita inizia dalla Torre Municipale, costruita nel 1300 svetta con 36 metri sulla città a fianco del Municipio, dove si trova l’ufficio di informazioni turistiche. Sul lato opposto alla torre s’incontra il breve tratto di portici medievali. L’altro versante di via Vittorio Emanuele II si apre prima del seicentesco Arco Belvedere con a sinistra edifici medievali e la chiesa di Sant’Agostino con il portale scolpito. Il Belvedere, da cui si domina la piana che annuncia le colline delle Langhe, sorge dove si trovavano le mura costruite da Ascanio Vitozzi con numerosi baluardi di difesa: furono fatte demolire da Napoleone. A sinistra del parco c’è il piccolo Santuario della Madonna delle Grazie, costruito nel 1762 su pianta ottagonale da Nicola Vercellone. Sul lato opposto si entra nell’orto del maestoso Santuario di Nostra Signora del Popolo, progettato da Sebastiano Taricco con una sobria facciata a mattone in barocco piemontese, una gigantesca cupola ottagonale finestrata e le cappelle interne decorate da oltre duecento angioletti che sconfinano nel rococò: fu inaugurata nel 1702.


Cherasco, Santuario Nostra Signora del Popolo (foto Marco Moretti)
SECONDO GIORNO
Il seicentesco Palazzo Gotti ospita il Museo Adriani: un salone affrescato da Sebastiano Taricco ospita reperti romani, collezioni di monete e medaglie, e documenti storici. La piccola Sinagoga è stata restaurata di recente. Notevole la Chiesa di San Pietro con facciata e campanile romanici e un prezioso affresco nella sala della torre. Il Castello Visconteo, costruito nel 1348 dal duca di Milano Luchino Visconti (avo dell’omonimo regista del neorealismo italiano) fa capo al napoleonico Viale dei Platani tracciato dove un tempo sorgevano le mura: è proprietà privata.
Nella frazione Roreto di Cherasco, nella trafficata via Bra, è d’obbligo una tappa per ammirare l’opera dell’artista uruguaiano Coco Nano che colora la facciata della Banca di Cherasco, la più significativa opera di architettura moderna della zona, progettata nel 1980 dall’albese Valerio Demaria con un auditorium per ospitare convegni ed eventi locali. Un edificio che Coco Nano ha immaginato come una tela bianca, dipinta con colori vivaci e armoniosi, simboli di energia positiva che dialogano con il territorio. Un esempio di Land Art che per colorare gli esterni ha sfruttato il materiale plastico adesivo impiegato per le insegne degli aerei, resistente a tempo e intemperie. Mentre per gli interni ha usato colori acrilici.
CENA
Osteria della Torre: gestione familiare e cucina piemontese di alto livello con abbinamenti azzeccati con antipasti come toma fresca come patata lessa e leggera salsa di senape, tarte tatin di zucca con fonduta di castelmagno; primi risotto coi funghi, tajarin o agnolotti del Plin; secondi lumache al pomodoro, anguilla in carpione, coniglio ai peperoni; carrello con una ventina di formaggi piemontesi e, per finire, torta di nocciole con un vaporoso zabaglione; prezzi medi. Imperdibile una sosta alla storica (1881) Confetteria Barbero, con arredi d’epoca sotto i portici in via Vittorio Emanuele 74, per gustare – tra le tante creazioni – i Baci di Cherasco, granulato di nocciole in cioccolato fondente al 64%.
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