Era il 1995 quando Giuseppe Bertone, il papà di Alberto individuò la sorgente Rebruant a Vinadio (Cuneo), nelle Alpi Marittime a quasi 2.000 metri: un’acqua leggerissima e pura al punto da non richiedere alcun trattamento. Allora il settore delle acque minerali era dominato da multinazionali, con margini risicati e concorrenza feroce, ma la famiglia decide di investire lo stesso e ad Alberto – allora trentenne – tocca il compito di lanciare una nuova azienda in un settore, quello del beverage, nel quale non si era mai cimentato. Lui stesso racconterà poi di aver tentato invano di opporsi a quella visionaria decisione:
«Ma papà! A me quest’affare proprio non interessa. Ho tutt’altre cose in testa: costruzioni, cantieri…».
E invece sarà proprio nel settore dell’acqua che farà la differenza: automatizzando i processi, rendendo più redditizio il business e diventando in pochi anni leader a livello italiano. Nel 1996 nasce Fonti di Vinadio Spa, di cui Alberto diviene presidente e amministratore delegato, la prima bottiglia di Acqua Sant’Anna esce dalla linea il 18 giugno 1996. Quell’azienda oggi può contare su un fatturato di 340 milioni di euro, dando lavoro a 200 persone.
È morto Alberto Bertone, patron di Acqua Sant’Anna. Aveva 59 anni, la moglie era scomparsa a 40
MATTEO BORGETTO
11 Novembre 2025

Il volume «Storie di imprenditori cuneesi» a cura di Sergio Soave (Nino Aragno Editore, 2021) comprende un capitolo dedicato «Fonti Sant’Anna» scritto dal giornalista Fiorenzo Cravetto. Ne pubblichiamo di seguito un estratto, parafrasato, su gentile concessione dell’editore.
La scoperta
È l’estate del 1995 quando Alberto Bertone, ventinovenne, sale con la famiglia in Valle Stura per visitare un piccolo progetto di imbottigliamento. Li accompagna il casaro Dario Osella, che conosce ogni piega di quelle montagne. Ai piedi della cascata del Pisciai, tra spruzzi e rocce, Alberto resta colpito: l’acqua che sgorga è purissima, leggera. Nessuno immagina che da quella sorgente nascerà un marchio destinato a conquistare l’Italia: Sant’Anna.
L’inizio di un’avventura
Il padre, Beppe Bertone, costruttore con l’istinto dell’imprenditore, accoglie la proposta di Osella di entrare nella società appena fondata. Ma i conti non tornano, i soci sono confusi, e il progetto rischia di fallire. È allora che Beppe affida l’iniziativa al figlio: «Prova tu».
L’invito di Bertone (Acqua Sant’Anna) ai colleghi imprenditori: “Date un premio ai dipendenti in questo difficile momento, come ho fatto io”

Alberto accetta con riluttanza, ma la sfida lo conquista. Risanata la società, assume la guida del progetto. Cura ogni dettaglio: l’impianto di Vinadio, le linee di produzione, il design della bottiglia, disegnata dall’architetta Cristina Menegozzo: una forma sinuosa, riconoscibile, che diventerà simbolo del marchio. Lei, Cristina Menegozzo, rimarrà legata alla famiglia non solo da un punto di vista professionale: sposerà il fratello Fabrizio, ma morirà prematuramente anche lei nel 2018, due anni dopo sua cognata, Roberta Ruffino, moglie di Alberto.
Le prime difficoltà
Il 18 giugno 1996 escono le prime bottiglie, ma le vendite non decollano. In un mercato saturo di oltre trecento etichette, l’acqua di Vinadio passa inosservata. Bertone capisce che serve una nuova strategia: la qualità non basta, bisogna costruire un’identità.
Il colpo di marketing
Decide di puntare tutto sulla comunicazione. Regala pallet di bottiglie ai supermercati accanto ai cantieri del padre e compra pagine pubblicitarie sui giornali locali. Poi arriva la svolta televisiva: Mediaset propone una telepromozione con il Gabibbo e le Veline di Striscia la Notizia. Costa più del fatturato dell’azienda, ma Alberto convince il padre. È un trionfo: Sant’Anna entra nelle case degli italiani. Da quel momento la crescita è inarrestabile. Le grandi catene la vogliono sugli scaffali, e arrivano nuove campagne con Mike Bongiorno e Carlo Conti. È in quel periodo che nasce il celebre messaggio “pura come per i neonati”, con il piccolo Filippo, figlio di Alberto, volto del marchio.
La sfida alle grandi
All’inizio degli anni Duemila Bertone osa di nuovo: pubblica una tabella comparativa che mostra la superiorità chimica di Sant’Anna rispetto alle concorrenti. Le multinazionali reagiscono con azioni legali, ma la giustizia gli dà ragione. Il nome Sant’Anna diventa sinonimo di purezza.
L’innovazione
La crescita continua: da 100 mila bottiglie a 1 miliardo di litri l’anno. L’impianto di Vinadio diventa uno dei più automatizzati d’Europa. Arrivano le nuove linee Alte Vette, Cime Bianche e SanThé, portando il fatturato oltre i 300 milioni di euro.
Il futuro
Dopo la scomparsa del padre nel 2008, Alberto continua a guidare l’azienda con lo stesso spirito pionieristico. Oggi guarda alla sostenibilità con la bio-bottle e con Sant’Anna Beauty, nuovi prodotti che uniscono benessere e rispetto per l’ambiente. Dalla sorgente del Pisciai alle tavole di milioni di famiglie, la storia di Sant’Anna è quella di un imprenditore che ha trasformato una visione in un simbolo. L’acqua di Vinadio non è più solo un prodotto: è la prova che anche da una valle silenziosa può sgorgare un’impresa capace di cambiare il mercato.
Per tutte le notizie della provincia di Cuneo clicca qui
Disclaimer : This story is auto aggregated by a computer programme and has not been created or edited by DOWNTHENEWS. Publisher: lastampa.it



