«Non volete un attore americano?» chiesi a Jonathan Demme.
Lui rise e disse: «Perché, non vuoi farlo tu?».
«Certo che lo voglio», dissi. (Non fare altre domande, stupido! mi rimproverai). «Lo voglio davvero».
«Avevamo dei dubbi sul fatto che un attore inglese interpretasse un killer americano», ammise uno dei produttori.
«Be’, allora non c’è problema», dissi. «Non sono inglese: sono gallese».
Sapevo che non avevano nulla di cui preoccuparsi perché sentivo istintivamente come interpretare Hannibal. Ho il diavolo dentro. Tutti abbiamo il diavolo dentro. So che cosa spaventa le persone. La chiave è calarsi contemporaneamente in due atteggiamenti interiori che spesso non coesistono; nel caso di Lecter, essere sia distante sia vigile.
Avevo incontrato queste due cose in un’unica entità una sola volta, molto presto nella mia vita, e quell’esperienza si era radicata nel mio subconscio infantile. Soffrivo di una terribile paura dei ragni e, purtroppo, la nostra era una vecchia casa con creature che strisciavano e zampettavano ovunque. Una notte avevo acceso la luce nel panificio di mio padre e, proprio accanto all’interruttore, c’era un enorme ragno nero, paziente e immobile, ma allo stesso tempo completamente vigile. Per poco non avevo sfondato il tetto.
Jodie Foster e Anthony Hopkins ne “Il silenzio degli innocenti” (1991)
Era quello l’effetto che volevo ottenere come Hannibal. Volevo essere il ragno nel panificio di mio padre: appena la macchina lo inquadrava, doveva rivelarsi in tutta la sua minaccia, ma anche nella sua immobilità. Fissare a lungo le persone genera grande disagio. L’apparente distanza attira il testimone, o la vittima, e lo fa entrare nel cerchio della personalità del predatore.
Pensai a ciò che avevo imparato sul gesto psicologico e intuii la struttura della mente di Hannibal Lecter. Lo scopo era portare sullo sfondo ogni gesto o intenzione percepibile. Il potere principale di Lecter era il suo pensiero penetrante e l’intuizione a esso sottesa. Ciò si sarebbe manifestato anche nella perfetta chiarezza del suo eloquio.
Molti trovano respingente una dizione perfetta. Si pensa che il mormorio sia seducente, eppure molti grandi attori, che si crede tendano al mormorio, non mormorano affatto, se osservati con attenzione. Marlon Brando era un grande tecnico. Era un attore classico e romantico. Tutti i grandi attori padroneggiano questa chiarezza. Devi sapere che effetto vuoi avere e proiettarti verso il pubblico. Nel cinema, più sei immobile, meglio è. Ho sentito tanti attori che si vantavano di «cancellare dallo schermo» un loro collega; ma poi, quando vedevano i giornalieri, pensavano: Oh, no, a furia di smorzare i toni, quello lì è riuscito ad avere il controllo della scena. Mentre io, con tutto il mio impegno, sembro un pazzo.
Da quando iniziai a recitare nel cinema, lavorai duramente per rimanere immobile, perché la concentrazione prolungata non fa parte della mia natura. Ma per Il silenzio degli innocenti dovetti coltivare questa disposizione al massimo grado, per creare un carisma ammaliante. Hannibal doveva essere sia vigile che distante. E la via per arrivarci passava attraverso l’immobilità.
Il giorno della prima lettura a tavolino, non ebbi la possibilità di parlare con Jodie Foster prima di iniziare. Entrammo subito nel vivo.
Mi piacque l’accento che aveva deciso di usare. Potevo immaginarla nella scena in cui è all’FBI e sale sull’ascensore circondata da tutti quegli omoni, mentre va da sola a incontrare il mostro. Irradiava forza interiore e vulnerabilità allo stesso tempo. Non c’è da stupirsi, pensai, che sia considerata tra le migliori attrici della sua generazione.
Anche se di solito la mia non è una performance completa durante la lettura a tavolino, volevo mostrare cosa potevo fare, quindi cercai di essere il più spaventoso possibile.
A quanto pare, lo fui davvero. Si sarebbe potuto sentire uno spillo cadere nella stanza. Un paio di secondi dopo aver iniziato a parlare come Lecter, vidi Jodie irrigidirsi. In seguito mi disse di essersi sentita pietrificata. E quella leggera distanza tra noi fu una costante durante le riprese. «Sono rimasta un po’ spaventata da lui, credo per tutto il film», dichiarò in seguito.
Anthony Hopkins, Jodie Foster e il regista Jonathan Demme con i rispettivi Oscar vinti nel 1992 per “Il silenzio degli innocenti” che totalizzò 7 statuine
Per il mio primo incontro con Clarice, Jonathan Demme mi chiese cosa volevo fare quando lei fosse scesa nel corridoio buio per interrogarmi nella cella.
«Vuoi dipingere? Leggere? Dormire? Stare seduto sulla tua branda? »
«No», riposi, pensando al ragno sul muro del panificio. «Voglio stare in piedi con calma, ad aspettarla».
«Perché?».
«Perché´ sento l’odore di lei mentre si avvicina lungo il corridoio».
«Oh mio Dio, sei davvero un perverso, Hopkins», disse Demme ridendo.
Pensava che fosse molto inquietante e appropriato.
Aggiunsi che secondo me Lecter doveva presentarsi come una persona estremamente civile. Insistetti con la costumista per avere una tuta da prigioniero aderente, piuttosto che larga. Le spiegai che uno come Lecter avrebbe pagato qualcuno per adattargliela, perché si preoccupava di quei dettagli.
E così, quando Clarice avanza lungo il corridoio pieno di pazzi che urlano e le lanciano cose, alla fine del tragitto ecco il dottor Lecter: è in piedi, nella sua tuta su misura, e la saluta con educazione rivolgendole tutta la sua attenzione, senza battere ciglio. È un mostro, ma è un mostro che si muove silenziosamente nelle tenebre.
Per questo ruolo, attinsi alle imitazioni di Bela Lugosi che facevo quando ero in collegio. Da piccolo lo avevo visto in Dracula. Il romanzo di Bram Stoker era stato uno dei primi grandi libri che avessi mai letto, anche se il linguaggio era un po’ troppo difficile per la mia età. Nel libro, Jonathan Harker si ferisce con un tagliacarte e si accorge della morbosa attenzione di Dracula. Assetato del sangue di Harker, immaginai che in quel momento Dracula facesse un verso a metà tra il sibilo e il risucchio.
Fu quella l’ispirazione del suono che Hannibal fa con le labbra e che poi è stato spesso imitato. Grazie, Dracula.
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