Assemblea Anm, spunta Ranucci: “No alla separazione delle carriere”. E Parodi replica a Marina Berlusconi

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«Cosa voterò al referendum? Sono contrario alla separazione delle carriere, perché, in ogni paese che la attua, la magistratura è sottomessa all’esecutivo. Credo che i poteri debbano essere separati». Il giornalista d’inchiesta Sigfrido Ranucci viene accolto all’assemblea generale dell’Associazione nazionale magistrati con un lunghissimo applauso, una vera e propria ovazione.

«Il più lungo dedicato a chi, come me, è pluri-indagato», scherza il conduttore di Report. Pochi giorni fa, qualcuno ha piazzato una bomba carta con un chilo di esplosivo davanti al cancello di casa sua e ha fatto esplodere la sua auto e quella della figlia. «Nonostante le oltre duecentoventi denunce a mio carico, ho grande rispetto e fiducia nella magistratura e spero che anche i cittadini la recuperino». Ranucci riflette: «Basterebbe approvare le liti temerarie». A chi, dopo l’attentato, ha chiesto che le querele nei suoi confronti venissero ritirare, risponde: «Non voglio questo. Voglio vincere sul campo, non perché non ci sono giocatori. Vorrei perché che, quando si accerta che il giornalista ha scritto o detto cose corrette, il politico pagasse». Lui ha una grossa azienda alle spalle per far fronte alle querelle giudiziarie, «ma quando lo stesso capita ai giornalisti locali, che non hanno la stessa forza, diventa un problema di libertà democratica».

Ed è proprio la libertà democratica a preoccupare le toghe, che oggi danno di fatto il via alla campagna referendaria per dire «no» alla riforma costituzionale della Giustizia firmata Meloni-Nordio. C’è la presentazione del logo e dello slogan: «È giusto dire no», scritto grande, in verde, tutto in stampatello. E c’è l’invito ad attori, giornalisti, cantanti, scrittori, personaggi del mondo dello spettacolo. «Basta difenderci soltanto – dice il presidente dell’Anm Cesare Parodi – Dobbiamo raccontare ai cittadini ciò che per loro, per la comunità, abbiamo fatto in questi anni. Spiegare la nostra posizione sulla riforma, perché noi non siamo contro nessuno, ma a favore della Costituzione. Non facciamo una battaglia politica, siamo qui a difesa di valori costituzionali nei quali crediamo». Parodi sottolinea: «Ovviamente ci saranno anche dei partiti che potranno condividere queste idee, ma noi parliamo ai cittadini, perché’ le decisioni che i cittadini prenderanno devono avvenire sulla base di una conoscenza effettiva dei problemi e non di pregiudizi ideologici».

L’aula magna della Corte di Cassazione è gremita. «Negli ultimi giorni, quando abbiamo capito che questa sarebbe stata una delle assemblee più partecipate, abbiamo pensato che forse sarebbe stato meglio convocarla in un cinema». Il segretario generale del sindacato delle toghe Rocco Maruotti osserva le sedie occupate, le persone, fuori dalla sala, che seguono la diretta video. Poi aggiunge: «Ma quando i lavoratori si riuniscono in assemblea, è giusto che lo facciano nel loro luogo di lavoro». E riguardo al sostituto procuratore presso la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo Antonino Di Matteo, che l’altro giorno ha abbandonato l’Anm accusandola di essere ancora troppo legata «a logiche correntizie e politiche», Maruotti cita «come migliore risposta i tanti giovani e tirocinanti che proprio in queste settimane si sono iscritti all’associazione».

Tanti gli interventi previsti nella giornata di oggi. E sul palco sale anche il procuratore capo di Napoli Nicola Gratteri. «È la prima volta, da quando sono entrato in magistratura nel 1986, che entro in quest’aula per parlare con l’Anm ed ascoltarla». Con il sindacato delle toghe, spiega, «non ho mai avuto un buon rapporto, non l’ho mai sentito vicino, in particolare quando, a Catanzaro, avevamo svolto indagini importati che coinvolsero la classe dirigente». Attacchi, minacce, tentativi di screditamento e «l’Anm non ha mosso un dito». Gratteri, però, oggi partecipa all’assemblea nazionale: «Sono qui perché la posta in gioco è molto alta. Ma ce la possiamo fare».

Numerosi i temi in gioco, dalla separazione delle carriere, il doppio Consiglio superiore della magistratura e il sorteggio dei suoi componenti, l’Alta corte disciplinare. «Sono modifiche che non risolvono i problemi della giustizia, i tempi dei processi non diminuiranno di un giorno», dicono le toghe. Gli errori giudiziari? «Non ho mai detto che la magistratura non ha mai commesso errori, sarebbe sciocco affermarlo. Ma è un fatto fisiologico, non patologico». È scorretto «cercare continuamente di delegittimare la magistratura». Ancor più grave se a farlo è chi rappresenta le istituzioni.

A margine dell’Assemblea, il presidente Parodi risponde a una domanda sulle parole di Marina Berlusconi in un commento su “Il Giornale” in merito alla sentenza della Cassazione, di cui ancora non ci sono le motivazioni, sulla vicenda Dell’Utri. Nella sua lettera, la figlia del fondatore di Forza Italia afferma: «La nostra grande e vera emergenza è da tempo e resta ancora oggi la giustizia. La riforma sarà un passo avanti significativo». Il presidente dell’Anm sottolinea: «Chi fa queste affermazioni ha avuto una risposta in termini di giustizia, mi pare di capire. Allora perché lamentarsi di una giustizia che comunque arriva ad un risultato che viene condiviso? Rallegriamoci che, in definitiva, le sentenze siano giuste e non concentriamoci sul fatto che ci sia un percorso lungo, difficile per arrivare alle soluzioni di casi che, alle volte, sono incredibilmente complessi. Qualcuno, però, ha deciso fin dall’inizio che i magistrati hanno sbagliato: è troppo facile fare questo discorso, vediamo la giustizia nel suo insieme».

«Sono qui per manifestarvi la mia solidarietà e la mia stima». Intorno alle 15, in Cassazione arriva Edoardo Bennato. Una rockstar all’Anm, perché? «Viviamo in una società schizofrenica e questo è uno dei mestieri più complicati. Forse il più rischioso, ingrato, delicato, in una società che si suppone proiettata in un futuro migliore». Nel dibattito preferisce non inserirsi. «Non imbrigliatemi», dice. «Sono un pazzaglione, uno che ironizza su tutto e su tutti spietatamente, anche su sé stesso. La nostra è una società schizofrenica e più si accumulano informazioni, più si cresce, più si invecchia, più si coltivano dubbi. Ecco il paradosso».

Dubbi e responsabilità che crescono pure con il ruolo che si ricopre. Bennato ricorda i testi di Collodi, la storia di quando Pinocchio andò dal giudice. «E Collodi dice che il giudice era un vecchio scimpanzé. Perché? Mi sono chiesto il perché? Io ironizzo spietatamente e pericolosamente su tutto». La vita, per il cantautore italiano, «è un gioco bellissimo. Veniamo iscritti senza chiederlo, ma resta un gioco bellissimo. Da ragazzi si cerca di capirne le regole, eppure si diventa adulti ed anziani senza comprenderle. Ma abbiamo un compito: quello di immaginare, progettare, seppur con tutti i difetti e gli intrichi e le schizofrenie, un mondo migliore».

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