Caso Epstein, è polemica: file censurati su Trump, Clinton nella bufera accusa: “Li nascondono”

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Non sono trascorsi neanche due giorni da quando il Dipartimento di Giustizia ha reso pubblici parte dei documenti relativi a Jeffrey Epstein che le polemiche, invece di placarsi, si intensificano. Da una parte il fatto che, dopo rallentamenti e di tentativi di insabbiamento e dopo il passaggio di una legge bipartisan, Pam Bondi sia stata costretta alla pubblicazione ma abbia scelto di renderne noti solo una parte dei documenti. Dall’altra il fatto che tantissime pagine, a volte documenti interi composti da centinaia di pagine, siano stati oscurati e resi illeggibili.

Una mossa che rischia di fomentare ancora di più le teorie della cospirazione che da anni ruotano attorno al caso. Non solo, tra venerdì e sabato c’è stata anche la sparizione di documenti che prima erano visibili. Si tratta di almeno 16 file sono scomparsi dalla pagina web pubblica del Dipartimento di Giustizia senza alcuna spiegazione da parte del governo e senza alcun preavviso al pubblico.

Tra questi, una foto incorniciata di Donald Trump pare non sia più online. «Questa foto, file 468, proveniente dai documenti di Epstein e che include Donald Trump, è stata apparentemente rimossa dalla pubblicazione del Dipartimento di Giustizia. Pam Bondi, è vero? Cos’altro viene insabbiato? Abbiamo bisogno di trasparenza per il pubblico americano», hanno scritto su X i democratici della Commissione di supervisione.

Gli altri file mancanti che erano disponibili venerdì e non più accessibili sabato, includevano immagini di dipinti raffiguranti donne nude e una immagine che mostrava una serie di fotografie su una credenza e all’interno di cassetti. All’interno di un cassetto, tra le altre foto, c’era appunto una fotografia di Trump, insieme a Epstein, Melania e Ghislaine Maxwell, collaboratrice di lunga data di Epstein.

Il Dipartimento di Giustizia non ha risposto sabato alle domande sul motivo della scomparsa dei file, ma ha dichiarato in un post su X che «foto e altro materiale continueranno a essere esaminati e censurati in conformità con la legge, per estrema cautela, man mano che riceveremo ulteriori informazioni». Quello che doveva essere il giorno della trasparenza è finito per diventare un ulteriore passo falso nella già disgraziata gestione da parte dell’amministrazione Trump, con la sola parziale vittoria di aver messo in ulteriore imbarazzo Bill Clinton. L’ex presidente democratico è infatti il vero protagonista di questa prima tranche: compare in una serie di foto inedite tra cui una in cui è in una vasca idromassaggio e un’altra in cui è nuota in piscina insieme a Ghislaine Maxwell e a un’altra donna a cui è stato oscurato il volto.

Di contro, Trump – che era già comparso in una serie di e-mail rese pubbliche a novembre e di cui è nota l’amicizia decennale con il finanziere – a questo giro viene appena menzionato, ad esempio in una causa del 2020 da parte di una donna che sosteneva di essere stata reclutata da Epstein e Maxwell in Michigan nel 1994, quando aveva 13 anni. La giovane racconta di essere stata poi presentata a Trump a Mar-a-Lago l’anno dopo e che in quella occasione Epstein diede una gomitata al tycon e disse: «È una bella ragazza, vero?». Trump sorrise e annuì in segno di assenso.

Le proteste per non aver rispettato la scadenza e quindi la legge e per l’alto numero di pagine oscurate – in un caso 119, tutte quelle di una testimonianza al gran giurì di New York – sono arrivate da entrambi gli schieramenti, sai dai democratici che dal repubblicano Thomas Massie, l’uomo che più di ogni altro aveva contribuito a promuovere la petizione per la divulgazione degli “Epstein file”. Il deputato del Kentucky ha affermato che la pubblicazione così come avvenuta “non rispetta in alcun modo né lo spirito né la lettera della legge”. Il portavoce di Clinton, Angel Ureña, ha affermato che l’attenzione dell’amministrazione sull’ex presidente equivale a «proteggersi da ciò che accadrà in futuro, o da ciò che cercheranno di nascondere per sempre».

L’isola privata di Jeffrey Epstein: la villa con piscina e la stanza con arredamento inquietante

Con Trump in silenzio, a parlare sono state le vittime deluse dal comportamento del Dipartimento di Giustizia. «Stanno confermando tutto ciò che abbiamo sempre sostenuto riguardo alla corruzione e alla giustizia negata», ha dichiarato Jess Michaels, una delle prime a uscire allo scoperto. «Cosa stanno proteggendo? L’insabbiamento continua». Non sono le sole a pensarlo: secondo un sondaggio di Reuters-Ipsos condotto all’inizio del mese, 7 americani su 10 ritengono che il governo nasconda informazioni su Epstein.

Un giudizio alimentato dal fatto che Trump – dopo averlo promesso in campagna elettorale – avrebbe potuto costringere il Dipartimento di Giustizia a rendere pubblici tutti i documenti già a gennaio, al suo primo giorno di ritorno alla Casa Bianca, invece di trascorrere gran parte dell’ultimo anno a minimizzare, definendo la faccenda come una bufala. Nutrita per anni a teorie della cospirazione, rimane da vedere se la basa Maga sarà soddisfatta da due foto di Clinton in piscina. O se a questo punto lo sarà mai.

Chi si sente riabilitata è Maria Farmer, una delle vittime di Epstein. La giovane donna, assunta all’epoca come consulente d’arte, presentò una denuncia all’Fbi contro Epstein per pedopornografia già nel 1996, accusandolo di aver rubato le foto delle sorelle minorenni, all’epoca di 12 e 16 anni, che lei aveva scattato per poterle ritrarre, per uso esclusivo legato al suo lavoro. «Epstein ha rubato le foto e i negativi», si legge nel rapporto scritto a mano e reso pubblico venerdì, dopo che per anni l’Fbi aveva negato la sua esistenza.

Il rapporto afferma anche che Epstein le aveva chiesto di scattare foto a giovani ragazze in piscina e aveva minacciato di “dare fuoco alla casa” se avesse rivelato a qualcuno l’esistenza di quelle foto. Non solo, nella sua denuncia del 1996 Farmer invitava l’Fbi ad allargare le indagini anche ad altre figure potenti nel circolo degli amici del finanziere, facendo i nomi proprio di Clinton e di Trump. Secondo la testimonianza resa all’epoca, l’incontro con l’attuale presidente era avvenuto a Manhattan, a casa di Epstein. Trump era entrato nella stanza dove erano i due e le aveva tenuto gli occhi incollati addosso, fissandole le cosce scoperte. «No, lei non è qui per te», avrebbe detto Epstein. Dopo che i due avevano lasciato la stanza, Farmer aveva dichiarato di aver sentito Trump commentare «pensavo avesse 16 anni». Ignorata all’epoca, la sua denuncia avrebbe potuto scoperchiare le attività di Epstein molto prima del 2008, anno in cui fu condannato per la prima volta.

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