«Visto il rifiuto del presidente Putin di porre fine a questa guerra insensata, il Tesoro sta sanzionando le due maggiori compagnie petrolifere russe che finanziano la macchina da guerra del Cremlino». La mossa americana, sanzionare Rosneft e Lukoil, annunciata nella notte italiana dal segretario al Tesoro Scott Bessent, è indubbiamente un enorme cambio di politica dell’amministrazione Trump. Il presidente americano fino a oggi non aveva imposto sanzioni dirette alla Russia per la guerra, ma aveva affronta o la questione solo come un fatto commerciale, di dazi e tariffe. Aveva imposto dazi aggiuntivi del 25% sull’India in ritorsione per l’acquisto di petrolio russo scontato (ma non aveva fatto lo stesso con la Cina, il maggiore acquirente globale di petrolio russo). Europa e Usa avevano in precedenza concordato un tetto massimo di 60 dollari al prezzo del petrolio russo, ma questo ha per lo più spostato il commercio russo verso il sud globale (appunto, India, Cina e loro satelliti), con i traffici della flotta russa ombra che le sanzioni alle navi hanno spesso colpito, ma non azzerato. Ora le cose cambiano: Trump attacca non solo i due giganti russi dell’oil, ma anche tutte le aziende sussidiarie delle due. Resta da vedere se nei testi dettagliati del ban, sarà esteso anche a tutte le aziende (cinesi e indiane) che comunque fanno affari con Rosneft e Lukoil. Il che significherebbe in sostanza trasformarle in due paria global del gas&oil. Ma così pare, leggendo bene i documenti.
Per ora vengono colpite anche una serie di aziende russe, 34, di cui Rosneft o Lukoil detengono il 50% o più delle azioni. Si tratta di una mappa del cuore della produzione petrolifera russa, mappa anche in senso geografico – alcune sono anche state colpite dagli attacchi ucraini, che negli ambienti di intell ucraina chiamano «le sanzioni Budanov».
Il retroscena
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21 Ottobre 2025
Legate a Rosneft – il colosso di stato russo guidato da Igor Sechin, ex portaborse di Putun ai tempi di San Pietroburgo e, secondo diversi libri e inchieste, ex suo collega nel Kgb (Sechin sarebbe stato di stanza in Mozambico, ai tempi di Putin a Dresda) – vengono colpiti altri giganti russi come Sibneftegaz, Bashneft (che da sola sviluppa 200 giacimenti di idrocarburi in Russia), Vankorneft, Neftegaz, Purneftegaz. Vengono sanzionate aziende che avevano anche subito duri attacchi di droni, come le raffinerie di Tuapse, Ryazan, Samaraneftegaz (più volte bersagliata dagli ucraini), Novokuybyshevsk, Oenburgneft, OJSC Syzran, Saratov. Colpita tra le altre la grande succursale siberiana di Rosneft, East Siberian Oil and Gas Company. Rosneft ancora nel 2024 registravi ricavi da vendite e partecipazioni in associate/società controllate pari a 120,7 miliardi di dollari
Per Lukoil – che nel 2024 ha riportato nei suoi documenti di bilancio ricavi pari a 102,1 miliardi di dollari) –vengono designate nel testo americano Lukoil Perm, Aik A, Kaliningradmorneft (un colosso che geograficamente si trova in piena Europa, e è cruciale nei traffici sul Baltico), West Siberia, Uraloil, Russian Innovation Fuel and Energy Company.
La questione che si pone ora è se l’impianto sanzionatorio colpisca tutti quelli che fanno affari con queste aziende e raffinerie o sussidiarie. Dopo l’annuncio delle sanzioni, dall’India è trapelato che la revisione degli accordi con la Russia è attualmente in corso da parte delle società statali Indian Oil Corp, Bharat Petroleum Corp, Hindustan Petroleum Corp e Mangalore Refinery and Petrochemicals (la compagnia petrolifera indiana Nayara, collegata a Rosneft, era già stata colpita da sanzioni di Ue e Regno Unito).
Edward Fishman, ex funzionario statunitense e ora ricercatore a Columbia University, spiega appunto che il tema prossimo,sui in America c’è ampio confronto, è se gli Stati Uniti ora minaccino sanzioni contro chiunque faccia affari con Rosneft e Lukoil. Il documento americano contiene un passaggio che lo lascia ritenere: «Inoltre, le istituzioni finanziarie straniere che conducono o facilitano transazioni significative o forniscono qualsiasi servizio che coinvolga la base militare-industriale russa, comprese le persone bloccate, corrono il rischio di essere sanzionate dall’OFAC» (l’Office of Foreign Assets Control del Dipartimento del Tesoro). L’OFAC ha già emesso un documento che, di fatto, sanziona le istituzioni che fanno affari con entità sanzionate in via diretta della Russia (il documento è leggibile qui).
Nel 2024, Rosneft aveva dichiarato una una produzione totale di idrocarburi (liquidi + gas convertiti) pari a circa 184 milioni di tonnellate di petrolio (ossia il 35,7% del totale del petrolio liquido russo). Lukoil di 80,4 milioni di tonnellate (il 15,6% del petrolio). Si tratta, secondo una stima del genere, del 51% di tutto il petrolio liquido prodotto in Russia in un anno. Il colpo di Trump, se messo in atto, può essere rovinoso per il suo strano amico Vladimir Vladimirovich.
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