“Investito dal tram, ho perso un braccio”. Causa da 800 mila euro contro il Comune di Torino

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Hamid ha 42 anni e dal 14 settembre 2024 non riesce più ad allacciarsi le scarpe da solo. Non può abbottonarsi una giacca. Non è più un uomo autonomo da quando, quella sera, il tram numero 16 lo ha investito. Stava facendo una cosa normale. Aspettava di tornare a casa, su una banchina buia coperta in parte da un cespuglio incolto. Un ammasso verde che probabilmente ha ostruito la visuale dell’autista che non lo ha visto, tranciandogli un braccio. Oggi Hamid Abdallah al posto dell’arto ha una protesi. «Pesa molto e non è sopportabile per troppe ore», spiega rassegnato nello studio della sua avvocata Francesca Decaroli. Hamid cerca giustizia. La causa civile che ha intentato contro il Comune di Torino e Gtt è avviata. L’udienza è fissata. Il danno subito è stato quantificato in 815mila euro.


La dinamica dell’incidente

Residente a Torino da oltre dieci anni, Abdallah la sera del 14 settembre aspettava il 16 in corso San Maurizio all’altezza di via Montebello. Erano le 21:50 quando è stato investito. Il cespuglio incolto che potrebbe avere ostruito la visuale al tranviere era alto oltre un metro. L’autista era stato indagato. Ma l’inchiesta, alla fine, era stata archiviata. Il consulente tecnico della procura aveva messo nero su bianco: «Lo scrivente non è in grado di stabilire con certezza se Hamid avesse urtato il tram a causa di una precedente perdita di equilibrio e la conseguente caduta a terra verso il mezzo pubblico oppure se fosse stato piegato in avanti per raccogliere uno o più oggetti che gli erano caduti. In ogni caso è altamente probabile che il contatto fosse avvenuto all’altezza di un cespuglio erboso ubicato all’inizio della panchina rialzata adibita a fermata».


L’atto di citazione: responsabilità di Comune e Gtt

Nell’atto di citazione l’avvocata Decaroli scrive che “è ritenuto determinante il ruolo causale del cespuglio”, accertato dalla stessa polizia giudiziaria come incolto e di altezza superiore al metro, “il quale potrebbe ben avere ostacolato l’avvistamento del pedone da parte dell’autista del tram”. Non solo. «Dalle indagini – sottolinea – è altresì emerso come l’area fosse scarsamente se non per nulla illuminata». In conclusione: «È lampante come a seguito dell’evento lesivo Hamid abbia patito e stia patendo gravissimi danni sia non patrimoniali, fisici, esistenziali e alla vita di relazione che patrimoniali. È una persona giovane e nel pieno delle potenzialità lavorative. Ha perso un braccio e subito un calvario medico». Il danno biologico permanente è considerato non inferiore al 60 percento. «È chiaro come l’iter causale che ha condotto all’investimento sia stato determinato dalla presenza del cespuglio e all’oscurità di quel tratto di strada», conclude Decaroli.


Una fragilità che chiede di essere vista

In effetti quella sera era così buio che persino la testimone presente sulla banchina non aveva visto bene Hamid. Siccome il Comune “è responsabile del verde pubblico e dell’illuminazione stradale assolutamente carente”, spiega la legale nell’atto di citazione, l’ente deve risarcirlo. «Oggi Hamid lotta, affronta una città e un’azienda pubblica – afferma l’avvocata Decaroli – per rivendicare non un privilegio, ma il basilare diritto a sopravvivere in un mondo in cui non sarà mai più autosufficiente e si sentirà sempre diverso. Questa causa non è soltanto una richiesta di risarcimento, ma la storia di una fragilità che chiede di essere vista».


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