
Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’informazione e all’editoria Alberto Barachini oggi ha ricevuto nella sede del Dipartimento i vertici di Gedi in relazione alla ventilata vendita di asset editoriali del gruppo. Nel corso dell’incontro l’esponente dell’esecutivo ha chiesto «elementi informativi in merito alla definizione di eventuali accordi di cessione e l’impegno dell’azienda ad inserire in tali accordi la tutela dei livelli occupazionali e la garanzia dell’indipendenza editoriale di testate storiche che rappresentano un importante asset dell’ecosistema informativo pluralistico nazionale». «Sollecitiamo il gruppo – ha detto Barachini – alla massima trasparenza in tutte le fasi della trattativa e, in particolare, chiediamo di essere aggiornati rispetto a eventuali partecipazioni extraeuropee del veicolo societario interessato all’acquisto».
Il coordinamento dei Comitati di redazione di Gedi aveva chiesto di inserire nell’accordo di compravendita delle «clausole sociali» per salvaguardare i livelli occupazionali.
I partiti di opposizione chiedono al governo di intervenire e prendere posizione con maggiore forza. «Non si può restare in silenzio – dice Elly Schlein –. Dopo anni di scelte finanziarie che hanno progressivamente indebolito l’azienda, si arriva oggi alla cessione a un soggetto straniero che non offre garanzie su occupazione, prospettive future, qualità e pluralismo dell’informazione». E il capogruppo dem al Senato, Francesco Boccia, suggerisce un intervento energico: «Viene spesso evocato il Golden Power, utilizzato da questo governo per molto meno – sottolinea –. C’è da chiedersi se, di fronte a una delle più grandi aziende editoriali italiane, che rischia di essere ceduta senza garanzie a un soggetto estero, non sia necessario valutare seriamente anche questo strumento».
Dal Movimento 5 stelle è l’ex sindaca di Torino, Chiara Appendino, ad andare all’attacco prendendo la parola nell’Aula della Camera: «Chiediamo un’informativa urgente al governo. L’informazione e i lavoratori non si tutelano restando in silenzio, perché si ritiene la famiglia Elkann intoccabile – avverte –. Intoccabili dovrebbero essere i diritti di lavoratori e lavoratrici, non la proprietà che da una parte stacca dividendi miliardari e dall’altra svende tutto». Per Nicola Fratoianni di Avs «è il momento della chiarezza e delle scelte trasparenti, ne va della qualità della nostra democrazia».
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