Manovra, ecco il testo. Stangata sugli affitti brevi, cambia la rottamazione

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Dalla rottamazione all’Irpef fino agli affitti brevi. La bozza della legge di bilancio conferma le misure principali annunciate dal governo, ma nei 137 articoli spuntano dettagli e alcune novità. La misura sulla rottamazione leghista è densa di particolari e scioglie gli ultimi nodi. Chi aderirà alla sanatoria potrà spalmare il debito in 54 rate bimestrali (fino a maggio 2035), e potrà decidere di accorciare il piano o pagare tutto in unica soluzione con la prima quota fissata il 31 luglio 2026. Il provvedimento prevede rate minime da 100 euro e un tasso di interesse al 4% per chi sceglie il piano rateale. Si decade se non si versa la quota in unica soluzione oppure, nel caso della dilazione, se non si saldano due rate, anche non consecutive. Un altro punto importante riguarda l’estinzione delle procedure esecutive che avviene con il solo pagamento della prima quota.

Confermato il taglio dello scaglione Irpef dal 35 al 33%, beneficio massimo di 440 euro ed effetti annullati dopo i 200 mila euro di reddito.

Scorrendo la bozza spicca poi l’aumento delle tasse sugli affitti brevi: l’aliquota sale dal 21% al 26% sia per i privati che applicavano la cedolare secca sia per chi esercita attività di intermediazione o gestisce portali telematici. Un’altra novità è la modifica al 5 per mille: il tetto della quota Irpef che i contribuenti destinano al Terzo settore passa da 525 milioni a 610 milioni. Cambiano i buoni pasto elettronici: fino a 10 euro non concorrono a formare reddito, rispetto agli 8 attuali.

Arrivano i Lep, i livelli essenziali delle prestazioni per il sociale: con Dpcm saranno determinati entro il 30 giugno 2026 per ogni ambito territoriale e si interviene sull’istruzione universitaria, stanziando 250 milioni in più.

Il testo della manovra è atteso oggi in Senato, tuttavia non è ancora chiuso perché il duello dentro il governo tra la Ragioneria dello Stato e i ministri va avanti e proseguirà probabilmente anche durante l’iter della manovra in Parlamento. L’intervento sui residui dei dicasteri, ovvero le risorse impegnate e non spese, resta, così come è confermato il taglio di 8 miliardi di euro in tre anni, di cui 2,3 miliardi nel 2026. Ai dicasteri però è stato spiegato che nell’ambito dei residui le varie missioni soggette alla sforbiciata potranno essere gestite in base alle priorità politiche. Per mettere a punto i dettagli di questa nuova edizione di spending review la Ragioniera Daria Perrotta incontrerà i singoli ministri. C’è chi un colloquio con i tecnici l’ha già avuto riuscendo a trovare un compromesso: «Gli incontri bilaterali permettono soluzioni razionali», spiega uno dei diretti interessati mantenendo l’anonimato. I dicasteri, spiegano fonti dell’esecutivo, sono stati avvisati da molte settimane che avrebbero subito tagli ai residui, tuttavia – osservano le stesse fonti – alcuni si sono preparati facendo delle proposte sui capitoli di spesa, mentre altri speravano che alla fine la trattativa politica avrebbe attenuato la tagliola. Un altro ministro contattato da questo giornale non è d’accordo con questa ricostruzione e rivela di aver scoperto all’ultimo momento «il tema dei residui».

La domanda che più di un esponente della maggioranza si è fatto in queste ultime ore è perché il Tesoro non abbia fatto un taglio lineare come gli anni scorsi – all’interno del quale erano i singoli ministri a scegliere quali missioni salvare e quali depennare – e abbia preferito agire sui residui. La risposta è semplice: con le nuove regole europee sul bilancio i soldi impegnati e non spesi risultano come delle uscite. Detto ciò, c’è ancora la possibilità di modificare l’algoritmo della Ragioneria sugli avanzi: esistono dei margini di flessibilità entro cui i ministri possono far valere le loro ragioni. Nella bozza si legge che «le riduzioni possono essere rimodulate in termini di competenza e di cassa anche tra programmi diversi, su proposta dei ministri competenti». In più, ogni ministero, entro giugno 2026, nell’ambito dei piani di spesa dovrà sviluppare «una propria politica di competenza al fine di migliorare la programmazione».

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