La manovra viene stravolta a una settimana dall’approdo in aula al Senato. Il governo ha depositato ieri un emendamento extralarge che vale 3,5 miliardi di euro, ma alla fine dell’iter parlamentare tutte le modifiche apportate rispetto al testo iniziale uscito da Palazzo Chigi peseranno quasi 5 miliardi. Un cambio radicale se si considera l’impianto leggero di una legge di bilancio da 18,7 miliardi di euro, su cui i leader del centrodestra, d’intesa con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, avevano stabilito di limitare le modifiche per mantenere «i saldi invariati». I saldi, ovviamente, sono garantiti da risorse che vengono da tagli e nuove entrate, e non da interventi in deficit, tuttavia l’impatto politico ed economico di questa pioggia di correzioni è significativo. E ha effetto sui tempi, visto che il voto di Palazzo Madama non ci sarà prima del 23 dicembre. «I tempi si allungano, un po’ per colpa delle commissioni, un po’ per colpa del governo», ammette il presidente del Senato Ignazio La Russa.
L’esecutivo si è visto costretto, da una parte, a mettere sul piatto 3,5 miliardi in più per «non tradire le imprese», come ha detto Giorgetti, e superare lo stallo in commissione che teneva bloccata la manovra da giorni. Dall’altra, il governo è stato obbligato a finanziare per un miliardo abbondante le richieste della maggioranza.
Colpisce che, per assicurare le esigenze delle imprese con gli investimenti dell’iperammortamento triennale, di Transizione e della Zes, si metta le mani sulla previdenza con un’altra stretta. Proprio il centrodestra, che voleva smontare la legge Fornero, che non è riuscito né a rifinanziare le “quote” né a bloccare la corsa dell’aspettativa di vita – solo diluita con l’aumento di un mese nel 2027 e due mesi nel 2028 – va a penalizzare la platea dei futuri pensionati per fare cassa.
Il rapporto
L’Upb avverte: “L’Italia blinda conti e spread mentre la Bce si ritira. Attenzione al debito”
16 Dicembre 2025

Attualmente, l’assegno pensionistico anticipato, per il quale sono previsti 42 anni e 10 mesi di contributi (un anno in meno per le donne), decorre trascorsi tre mesi dalla data di maturazione dei requisiti, se sono raggiunti entro il 31 dicembre 2031. Con l’emendamento del governo questa finestra mobile cresce a partire dal 2032, salendo a quattro mesi se i requisiti sono maturati entro il 31 dicembre 2033, a cinque mesi l’anno successivo e a sei mesi a decorrere dal 1° gennaio 2035. A regime, quindi, i lavoratori sono destinati a prendere l’assegno pensionistico sei mesi dopo aver lasciato il lavoro: dovranno andare avanti con i risparmi, se ne hanno. Il risultato di questo ritocco è un allungamento dei tempi di uscita, che consente di contenere la spesa senza cambiare direttamente l’età. Per la Cgil, combinando la finestra mobile con l’aspettativa di vita, l’accesso alla pensione anticipata tra dieci anni salirà a 43 anni e 9 mesi di contribuzione.
L’indagine
Banca d’Italia, giù i tassi ma salgono i costi dei conti correnti: ecco chi pagherà di più
15 Dicembre 2025

La stretta è duplice se poi si tiene conto di una seconda misura che restringe gli effetti per coloro che hanno riscattato la laurea breve, quella triennale. Dal 2031 il riscatto varrà meno: si applica un taglio di sei mesi il primo anno e di 12 nel 2032, di 18 mesi nel 2033, di 24 mesi per chi matura i requisiti nel 2034 e di 30 mesi nel 2035. A questa riduzione dei contributi non si accompagna una sforbiciata del costo dello strumento del riscatto della laurea, che viene pesantemente ridimensionato. In questo caso la Cgil ipotizza profili di incostituzionalità e stima che chi ha riscattato un periodo di studi potrà arrivare addirittura a 46 anni e 3 mesi di contribuzione prima di andare in pensione.
Conti pubblici
Manovra, la Bce chiede all’Italia “cautela sulle banche”. Giorgetti: “Oro questione chiusa”
15 Dicembre 2025

Capitolo Tfr. Torna il silenzio-assenso: i neoassunti del settore privato aderiranno automaticamente alla previdenza complementare dal primo luglio 2026. Inoltre, si amplia la platea delle aziende tenute a versare il trattamento di fine rapporto all’Inps.

Oltre al piano casa, la rimodulazione del Pnrr, le novità sul Ponte e la stangata alle assicurazioni, il maxi-emendamento governativo finanzia il fondo per il caro materiali di 1,2 miliardi: 800 milioni nel 2026 e 400 nel 2027. Si tratta di un provvedimento necessario per evitare il blocco dei cantieri in Italia perché stanzia i soldi utili a compensare gli extracosti sostenuti dalle imprese, che dall’invasione dell’Ucraina in poi hanno determinato incrementi nell’ordine del 30-40%.
Ieri sera la commissione Bilancio ha iniziato a votare, però ci sono ancora parecchi nodi da sciogliere – dall’editoria al tetto del contante fino ai professionisti – e sarà una corsa contro il tempo portare la finanziaria il 22 dicembre davanti all’assemblea del Senato.
Disclaimer : This story is auto aggregated by a computer programme and has not been created or edited by DOWNTHENEWS. Publisher: lastampa.it




