«Questa situazione è estremamente difficile, sia per mio figlio sia per la nostra famiglia. Siamo consapevoli che ci vorrà tempo per un ritorno alla normalità, poiché le cicatrici che porta sono profonde e resteranno per la vita». Inizia così la lettera scritta dalla mamma del 15enne, rapito la notte di Halloween, minacciato e vessato da tre suoi coetanei, ora indagati per violenza privata e sequestro. «Mio figlio – scrive la donna – è il nostro leone: ha subìto l’impensabile, ma con tutto il nostro amore e la nostra pazienza lo aiuteremo ad affrontare questo percorso».
Trauma indelebile
Ieri mattina il giovane è stato sentito dalla procura dei Minori, ha raccontato di nuovo la sua versione dei fatti: le ore chiuso nel gabinetto, la testa e le sopracciglia rasate, il bagno del fiume. Poi, nel pomeriggio, era andato a Borgo Navile dove gli amici si erano dati appuntamento per una sorta di spedizione punitiva contro i tre “bulli”. «Sto benissimo – ha detto il giovane – Quei tre la pagheranno».
intervista
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“Non è una bravata”
La famiglia si era chiusa nel silenzio. Oggi la madre nella lettera ringrazia i giovani che hanno espresso solidarietà al figlio ma chiede a tutti loro di non farsi giustizia da soli: «Voglio rivolgere un appello a tutti i ragazzi che ci stanno mostrando la loro vicinanza in questo momento di dolore, facendoci sentire quanto bene circonda mio figlio: vi chiedo di mantenere la calma e di non farvi giustizia da soli. L’odio e la violenza non portano a nulla; al contrario, la violenza chiama solo altra violenza. Mio figlio è vivo, e ringraziamo Dio per questo». Prosegue: «Ciò che hanno fatto a mio figlio non può essere minimizzato o definito una “bravata”, come si legge in alcuni commenti. Sapevano bene che mio figlio è un bel ragazzo e il loro gesto è stato un atto deliberato per fargli un torto, per ridurlo in questo stato. Ma mio figlio, per noi, resta un gran figo, oggi più che mai».
Il reportage
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CATERINA STAMIN NICCOLO’ ZANCAN
04 Novembre 2025
						
						
 
“Giustizia, non vendetta”
Il giovane soffre di un disturbo dell’attenzione. «Tengo a fare una precisazione fondamentale: chiunque abbia disturbi cognitivi o una disabilità grave, di qualunque grado, non deve mai sentirsi diverso o messo da parte – aggiunge la madre – Al contrario, dobbiamo impegnarci per la loro integrazione, per farli sentire importanti. Siamo tutti uguali». Conclude: «Vogliamo avere fiducia nella legge e siamo certi che i responsabili pagheranno con la giustizia, portando per sempre il peso e il rimorso di ciò che hanno commesso. Concludo con un messaggio chiaro: diciamo no al bullismo e no alla violenza, in ogni sua forma. Grazie».
    
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