Stefano Mei: “Stupito da Jacobs ma la porta è aperta. Lui senza scintilla? Preoccupante”

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Stefano Mei, presidente della Federazione Italiana di Atletica Leggera ormai da un quinquennio, le sue prime sensazioni, emozioni e reazioni dopo aver letto l’intervista di ieri a Marcell Jacobs su “La Stampa”?

«Stupore. Tantissimo stupore e tanta preoccupazione».

Per cosa, presidente?

«Un atleta che dice “mi manca la scintilla” è un qualcosa di preoccupante. Io, da primo tifoso dell’atletica italiana, mi auguro che la scintilla possa riaccendersi presto e Marcell possa ricominciare a gareggiare altrettanto rapidamente. Jacobs può dare ancora molto, però il tempo passa e non aspetta per sempre».

Cosa risponde sul declassamento da atleta top a atleta di punta?

«Noi della Fidal non esercitiamo nessun controllo. Agli atleti che fanno parte della squadra nazionale chiediamo semplicemente di condividere il percorso tecnico con la struttura. Non ci vedo niente di strano. Agli atleti top tutti gli anni proponiamo un contratto commisurato alle prestazioni ottenute. Ovvio che chi decide liberamente di non firmarlo, oltre ai premi per le gare, non ottiene un certo trattamento. Magari non accettarlo, come succede agli atleti che si allenano fuori dall’Italia, significa avere una certa libertà ma anche prendersi un certo grado di rischio. Se non firmi il contratto, è chiaro che io non posso accontentarti. E se non fai il tempo necessario non puoi qualificarti ai Mondiali. Dei ragazzi della Nazionale, quest’anno, non si è lamentato nessuno».

Jacobs, pur non rientrando più nei top, si lamenta..

«Se non ha firmato il contratto, come fa la Federazione ad accontentarlo? Si tratta di un rapporto di lavoro. Mi sembra abbastanza chiaro. Anzi, ci sono rimasto male quando ha parlato di Tamberi».

Cosa non le è piaciuto?

«La carriera di “Gimbo” parla per lui. Mi è sembrato fuori luogo citare altri atleti. Certe dichiarazioni mi sono sembrate fuori contesto, fuori argomento. Soprattutto se riguardano i due atleti che ai Giochi di Tokyo mi hanno regalato la notte più bella della vita, dopo la nascita dei miei figli».

A cosa si riferisce Jacobs quando dice che Tamberi sa tenere i rapporti ed è una cosa che piace al presidente Mei?

«Questa domanda la porrei a Tamberi. Io ho rapporti con tutti, a prescindere che uno sia simpatico, antipatico, verde o giallo. E cerco tutti: certo, se io ti chiamo e mi rispondi c’è un rapporto; se ti chiamo e non mi rispondi mai, diventa difficile avere un rapporto».

Da quando e quanto non vi vedete e sentite con Jacobs?

«L’ho visto l’ultima volta ai Mondiali di Tokyo, poi gli ho mandato un messaggio, ma non ho ricevuto risposta. Siamo già avanti con la preparazione, ognuno ha un programma di lavoro e non mi permetto di discutere nel merito».

In questa situazione, quanto influisce la scelta di Jacobs di allenarsi con Rana Reider negli Usa ?

«Nel 2023 eravamo nella stessa stanza con l’allora presidente del Coni Malagò e il segretario generale Mornati: Marcell ci ha esposto i suoi programmi e noi gli abbiamo detto che, se andavano bene a lui, a noi andavano benissimo. Non ho mai fermato o costretto nessuno: guardo solo lo stato dell’atleta e i risultati. E ho letto anche un’altra cosa che vorrei puntualizzare».

Prego..

«Che volevo costringerlo a prendere un altro allenatore. Non è così. Ho saputo che Rana Reider non era negli Usa, infatti era in Cina e non è più tornato, e ho chiesto se volesse l’invio di un nostro tecnico per seguire gli allenamenti. Una dimostrazione di attenzione. Se vuole continuare a lavorare con Reider anche in futuro, benissimo. Con Rana mi sono sentito anche durante la stagione. L’unico problema dello scorso anno è che ho solo detto che non c’era mentre si trovava in Cina».

Sulla vicenda spionaggio può dire tranquillamente che la Federazione ha tutelato al massimo Jacobs?

«Certo che è stato tutelato, ma come qualunque situazione che sconfina nel penale non si può prendere una posizione fino a quando non c’è un giudizio o una sentenza definitiva di colpevolezza. Per la giustizia federale, il presunto colpevole è stato squalificato per tre anni. Di che cosa parliamo?».

Pensa che la composizione della staffetta 4×100 ai Mondiali di Tokyo sia stata giusta?

«Non sono un tecnico, non posso saperlo».

Ritiene la situazione con Jacobs recuperabile? Insomma, la porta resta aperta?

«Ho fatto l’atleta e so perfettamente le intenzioni e le pressioni che ha un agonista di alto livello. La porta è aperta: sono il presidente di tutti. Marcell è un grandissimo, se vuole parlarmi può farlo tranquillamente. Ma bisogna averne la volontà».

Non legge una contraddizione in Jacobs tra “scintilla spenta” e il pensare al futuro?

«Lo lascio dire a lei».

Questa situazione le fa più male dal punto di vista umano o sportivo?

«La parte umana deve restare fuori: mi interessa solo che lui sia contento e vada forte, tutto il resto importa poco».

Almeno a Natale lo sentirà per gli auguri…

«Io sicuramente posso mandargli gli auguri. Dipende se lui avrà voglia di rispondere. Per me non ci sono e non c’erano problemi».

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