«Non ha mai dato un soldo per il mantenimento dei tre figli. Lui faceva la bella vita e voleva solo vedere i bambini ogni due fine settimana. Li ho sempre allevati io, insieme ai miei genitori. Sacrifici su sacrifici. Secondo me non è mai stato un buon padre e adesso voleva pure l’affidamento congiunto». E così, per dimostrare che l’ex, Marco Veronese, i soldi li avrebbe avuti perché ne avrebbe guadagnati o comunque speso parecchi, sperperandoli tra escort, cene e serate, questa donna, la sua ex compagna dalla quale ha avuto tre figli tra il 2018 e il 2021, lo scorso luglio ha deciso di rivolgersi ad un’agenzia di investigazioni private. Cercava delle prove, come emerge dall’inchiesta dei carabinieri, coordinati dal pm Mario Bendoni.
Questa donna, assistita dall’avvocato Stefano Castrale, angosciata dal fatto che l’ex, che non aveva mai speso nulla per i figli, dopo quasi cinque anni di separazione di fatto, volesse portarglieli via, aveva fatto installare un Gps sulla macchina di Veronese per tracciare i suoi movimenti. Lo ha confermato anche, durante l’interrogatorio, il suo attuale fidanzato, Michele Nicastri, l’assassino dell’imprenditore: «Di Gps ce n’erano due. Uno non lo avevamo mai usato. Credo che la scatola sia rimasta nella macchina».

Pedinato dal killer e da una 007
C’è un periodo, nella vita di Veronese, in cui viene pedinato e spiato sia da una professionista, l’investigatrice privata alla quale l’ex compagna si era rivolta dopo essersi consultata con i suoi legali che seguivano la separazione, sia dalla stessa ex e soprattutto da Nicastri.

E così, come risulta dagli spostamenti, Veronese veniva localizzato a Nizza Monferrato quando si ferma per il week end dalla sua fidanzata, con la quale aveva anche trascorso un periodo di vacanza in Toscana. E viene localizzato anche quando, da settembre, inizia la solita routine lavorativa. Veronese trascorre molte serate in compagnia.
Un calice con un’amica
Nel decreto di fermo emesso dalla procura viene riportato uno stralcio del penultimo pedinamento dell’investigatrice, che lo segue il 22 ottobre, il giorno prima dell’omicidio. «Il soggetto veniva agganciato in piazza Gran Madre e veniva atteso alla vettura. Veronese Marco e una donna, presumibilmente la signora….., fumavano una sigaretta fuori dall’abitacolo per poi salire a bordo della vettura Stelvio e recarsi in piazza Vittorio Veneto. Si recavano in un locale rimanendo fuori dal portico a bere un calice di vino, dopo di che risalivano in auto e partivano in direzione esterna di Torino verso le 00.30 circa. Entravano in corso Unità d’Italia e guidavano in direzione Savona, a quel punto lasciavamo proseguire il mezzo e rientravamo in sede….”.

Un gps sotto l’auto
Ma non era solo l’agenzia investigativa a seguire Veronese. Come ha confessato agli investigatori, già nel 2022 Nicastri aveva sistemato un dispositivo gps sotto la macchina di Veronese». L’imprenditore viene seguito anche la sera in cui morirà. Esce di nuovo con l’amica. Ma l’investigatrice, non appena vede che dopo la mezzanotte e mezza i due si salutano e prendono direzioni diverse, stacca il turno di lavoro. Ad aspettare sotto casa Veronese però, c’è Nicastri, che si è improvvisato investigare privato. «Ero già stato lì – ammetterà durante l’interrogatorio – cercavamo prove che lo incastrassero da portare ai legali della mia fidanzata. Quella sera volevo solo tagliargli le gomme». L’informatico aveva aggiunto: «Di Gps ne ho comprato uno nei giorni scorsi, con la potenziale idea di fare la stessa cosa quando l’investigatrice avesse tolto la sua. La stavamo collaudando con la mia compagna, ma poi alla fine non se n’è fatto nulla».
Personaggio
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